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Guida alla Terapia
Anticoagulante Orale

La terapia anticoagulante orale (TAO) costituisce un trattamento di grande e crescente importanza per la cura e la prevenzione delle malattie tromboemboliche e della patologia vascolare in genere. I pazienti sottoposti a questa terapia sono molto numerosi in Italia come in tutto il mondo e tendono ad aumentare costantemente.

È noto che periodici controlli, sia di laboratorio sia clinici, sono una condizione indispensabile per ottimizzare l’efficacia terapeutica della TAO, riducendone al minimo i rischi. La sor-veglianza dei pazienti in TAO è costituita da un insieme di varie attività (esami di laboratorio, prescrizione della posolo-gia, informazione ed educazione dei pazienti, aggiornamento scientifico, controllo e trattamento delle complicanze, ecc.), frutto di un approccio interdisciplinare.

Condizione indispensabile per chiunque intenda seguire i malati in TAO è la corretta archiviazione dei dati e la conseguente possibilità di controllare la qualità del proprio operato.

QUANDO È INDICATA LA TAO

Alcune indicazioni della terapia con anticoagulanti orali (TAO) sono ormai consolidate da alcuni decenni, mentre altre nuove indicazioni sono state poste solo negli anni più recenti. L’argomento, ben definito nelle sue linee essenziali, è però sog-getto a continui piccoli aggiustamenti per il gran numero di studi (recentemente terminati o ancora in corso) volti a defini-re meglio i regimi terapeutici ottimali

1 Protesi valvolari cardiache

Il trattamento cronico con AO riduce significativamente il rischio di embolie in portatori di protesi valvolari cardiache.

A) Protesi meccaniche

Per i pazienti portatori di protesi valvolari meccaniche è rac-comandato un trattamento con anticoagulanti orali sine die, con un INR fra 3 e 4,5. Per pazienti ad elevato rischio emorra-gico (come quelli al di sopra di 65 anni o con storia di emorra-gia gastrointestinale, insufficienza renale ecc.) è stato proposto un range terapeutico di INR tra 2 e 3, ma questo deriva da un generico criterio di prudenza piuttosto che da studi controlla-ti. Un aspetto da considerare è anche il tipo di valvola. In par-ticolare i pazienti con valvole impiantate prima della metà degli anni ’70 sono a maggior rischio embolico (paragonabile a quel-lo dei pazienti che hanno già avuto precedenti embolici) ed il mantenimento del range terapeutico (INR 3-4,5) deve essere particolarmente attento. Infine va ricordato che, in caso di embolismo ricorrente nonostante una corretta terapia, deve essere preso in considerazione un reintervento con impianto di protesi biologiche o l'aggiunta di ASA (100 mg/die).

B) Protesi Biologiche

In pazienti con protesi biologiche il trattamento con AO (INR 2-3) viene in genere consigliato solo per i primi tre mesi dal-l’intervento, periodo nel quale è massima l’incidenza di feno-meni embolici. La TAO deve essere invece proseguita in pazienti con fibrillazione atriale cronica, presenza di trombi intra-atriali al momento dell’intervento o embolia in corso di trattamento; in questo ultimo caso si raccomanda una prose-cuzione della TAO per 12 mesi (INR 2-3).

2 Malattie valvolari cardiache

Per queste malattie viene raccomandata la TAO con INR com-preso fra 2 e 3, in accordo a quanto proposto dall’ACCP. È necessario tuttavia fare alcune precisazioni. Il prolasso della mitrale non richiede alcuna terapia antitrombotica se non asso-ciato a fibrillazione atriale o a storia di embolie. Analogamente le valvulopatie aortiche non complicate non richiedono alcuna profilassi. Nella valvulopatia mitralica reumatica in ritmo sinu-sale e senza dilatazione dell’atrio sinistro, la TAO va valutata in base al rapporto rischio-beneficio nel singolo paziente. Al con-trario la TAO (INR 2-3) è sempre indicata in presenza di fibril-lazione atriale, dilatazione dell’atrio sinistro (diametro atriale sinistro >55 mm) o storia di embolie.

3 Trombosi cardiaca endocavitaria

Indipendentemente dalla patologia associata, in caso di trom-bosi delle cavità cardiache è indicata la TAO (INR 2-3) per tutto il tempo in cui la trombosi è rilevabile. In seguito al recente sviluppo tecnico dell’ecocardiografia (via transesofa-gea) con aumentata sensibilità e accuratezza nell’identificazio-ne e definizione dei trombi endocavitari, si ritiene che la TAO possa essere sospesa anche se le caratteristiche del trombo siano tali da ritenere basso il rischio embolico. Tale raccoman-dazione, da valutare nel singolo paziente, non è basata sui risul-tati di studi clinici controllati, ma è diffusamente accettata.

4 Fibrillazione atriale (FA)

A) Nella FA associata a valvulopatia l’indicazione alla TAO è obbligatoria. È raccomandato un INR fra 2 e 3 ma se si verifi-cano episodi embolici durante un trattamento corretto è indi-cata l’associazione di aspirina (100 mg/die) o dipiridamolo (400 mg/die) in caso d'intolleranza all' aspirina.

B) Nel paziente con FA non valvolare tra 65 e 75 anni è indi-cata la TAO con INR 2-3 in assenza di rischi emorragici. Nei soggetti con età superiore ai 75 anni con fattori aggiuntivi di rischio tromboembolico (diabete, ipertensione arteriosa, scom-penso cardiaco, dilatazione atriale sinistra, disfunzione sistoli-ca ventricolare sinistra) è indicata TAO con INR 2-3. Poiché il trattamento nell’anziano può associarsi ad una più elevata fre-quenza e gravità di complicanze emorragiche, specie intracraniche, l’indicazione va posta dopo un’attenta valutazione del singolo caso.

C) Per quanto riguarda la FA parossistica non esistono studi specifici su ampie casistiche relativamente al rischio embolico. Tuttavia una recente analisi collaborativa dei 5 principali studi disponibili nella FA non valvolare indica che non ci sono dif-ferenze nel rischio di ictus fra i pazienti con FA parossistica e cronica. Per questo motivo le indicazioni del punto B) sono utilizzabili anche per la FA parossistica.

Un caso particolare è rappresentato dai pazienti con tireotossicosi e FA che persiste da oltre 48 ore e senza cardiopatia. Per tali pazienti è indicata la terapia anticoagulante (INR 2-3) da prolungarsi fino a 4 settimane dal ripristino del ritmo sinusale (l’eventuale cardioversione elettrica deve essere eseguita dopo 16 settimane dalla normalizzazione del quadro ormonale).

D) Fibrillazione atriale (FA) di recente insorgenza da sotto-porre a cardioversione elettrica o farmacologica

Le embolie sistemiche costituiscono la più seria complicanza di una cardioversione per FA. L’anticoagulazione è indicata qua-lora l’aritmia sia insorta da più di 48-72 ore. In condizioni di emergenza si utilizza l’eparina a dosi anticoagulanti seguita dalla TAO. In elezione si esegue la TAO (INR 2-3) per 3 setti-mane prima della cardioversione. Il trattamento deve essere proseguito per almeno 3-4 settimane dopo la cardioversione in quanto la ripresa della contrattilità atriale può richiedere, a volte, anche due settimane dal ripristino del ritmo sinusale. È importante sottolineare che il periodo sopracitato (almeno tre settimane prima, almeno tre settimane dopo), va inteso a par-tire dal raggiungimento del range terapeutico. Nelle altre arit-mie ipercinetiche l’indicazione alla TAO sussiste solo nei casi che presentino anche fasi di FA.

5 Cardiomiopatia dilatativa

Non esiste a tutt’oggi accordo circa il trattamento con TAO di questi pazienti. Pertanto l’uso della TAO (INR 2-3, periodo di tempo indefinito) deve essere ristretto ai pazienti con elevato rischio emboligeno (presenza di fibrillazione atriale, pregressi episodi embolici, dimostrazione ecocardiografica di trombosi endocavitaria).

6 Infarto miocardico acuto

I pazienti con infarto del miocardio che hanno un aumentato rischio tromboembolico (ampia area acinetica, trombosi mura-le, storia di embolismo e FA) dovrebbero ricevere terapia anti-coagulante con eparina seguita dalla TAO (INR 2-3) per alme-no 3 mesi, con prosecuzione sine die nella FA cronica.

7 Altre indicazioni cardiologiche

La TAO non trova indicazione nella gestione di pazienti sottoposti a rivascolarizzazione coronarica chirurgica o a PTCA.

8 Tromboembolismo arterioso

Per le condizioni di tromboembolismo arterioso, in particolare recidivante, non espressamente citate nei precedenti capitoli la FCSA, in linea con precedenti, classiche raccomandazioni, suggerisce un alto livello di anticoagulazione (INR 3-4,5) a tempo indefinito.

9 Prevenzione della Trombosi Venosa Profonda

La profilassi con anticoagulanti orali è generalmente da riservare ai pazienti ad altissimo rischio (pregressa TVP/embolia polmonare, interventi di chirurgia ortopedica maggiore) Alla luce degli studi degli ultimi anni, in chirurgia ortopedica la TAO viene attualmente considerata di seconda scelta in alternativa all’eparina a basso peso molecolare.

10 Trattamento della Trombosi Venosa Profonda e dell’embolia polmonare e profilassi delle recidive

L’utilità del trattamento anticoagulante orale (INR 2-3) a lungo termine dopo eparina nella TVP e nell’embolia polmonare è stata dimostrata inequivocabilmente in diversi studi clinici. La durata della terapia rimane ancora oggi non completamente definita: le recidive tromboemboliche sicuramente sarebbero ridotte se la terapia anticoagulante fosse condotta senza inter-ruzione per tutti i pazienti, ma molti di questi sarebbero inu-tilmente esposti al rischio emorragico e ai costi che comunque gravano sulla TAO. Viene generalmente raccomandato un periodo di trattamento di 3-6 mesi per i pazienti senza impor-tanti fattori di rischio tromboembolico, più lungo (o indefinito) nei casi a rischio continuo (carenze di inibitori fisiologici, TVP recidivanti ecc.). Un caso a parte è rappresentato dalla sindrome da anticorpi antifosfolipidi; studi retrospettivi indi-cano la necessità di mantenere un range terapeutico più eleva-to in questi pazienti qualora abbiano presentato trombosi spontanee venose o arteriose.

Nell’ipertensione polmonare la TAO ha un ruolo di primo piano nelle forme secondarie ad episodi ricorrenti di embolia polmonare. Anche nell’ipertensione polmonare primitiva studi autoptici e bioptici hanno dimostrato la presenza di trombi occludenti le venule e le arteriole polmonari. L’uso della TAO in questi pazienti determina un miglioramento della prognosi e pertanto viene raccomandato da diversi esperti, anche se non esiste un consenso diffuso nè sull’indicazione nè sull’INR da ottenere.

A giudizio del gruppo di studio della FCSA-SIMG, l’ipertensione polmonare primitiva e secondaria rappresenta un’indicazione relativa da valutare clinicamente nel singolo paziente e viene raccomandato un INR 2-3 a tempo indefinito.

11 Ictus

I pazienti con ictus tromboembolico e con lesione piccola o moderata, nei quali una TAC eseguita ad almeno 48 ore dal-l’insorgenza dei sintomi esclude una emorragia intracranica, devono essere trattati con eparina seguita dalla TAO (INR 2-3). Nei pazienti ipertesi o con focolaio ischemico esteso è bene attendere due settimane prima dell’inizio del trattamento anti-coagulante. Nei pazienti con FA non valvolare come causa pre-sumibile dell’ictus, che hanno un basso rischio di recidiva embolica precoce, è indicata l’instaurazione della TAO diretta-mente dopo la TAC eseguita a 48 ore.

La terapia anticoagulante orale non trova indicazione nelle malattie cerebrovascolari non emboliche. Fa eccezione la sindrome da anticorpi antifosfolipidi (vedi sopra).

12 Ateropatie periferiche

Un ulteriore campo di impiego della terapia anticoagulante orale, seppure non codificato, è nella chirurgia ricostruttiva vascolare. Dopo chirurgia elettiva per arteriopatia cronica femoro-poplitea è stata dimostrata una riduzione della morta-lità per infarto del miocardio e morte vascolare di circa il 50% con un trattamento a lunghissimo termine ed intervallo tera-peutico, ricostruito a posteriori, tra INR 2,5 e 4,5.

Non è raccomandato invece l’uso della TAO nelle arteriopatie periferiche, per la mancanza di studi clinici adeguati. In tale patologia è preferibile l’utilizzo di farmaci antipiastrinici.

13 Osservazioni

Esistono sicuramente altre condizioni nelle quali la TAO viene utilizzata nel singolo paziente pur in mancanza di studi clinici controllati che comprovino la sua efficacia in tali specifiche condizioni cliniche.

Nella pratica clinica appare frequentemente più utile l’indivi-duazione di un valore ottimale di INR cui tendere (target) piut-tosto che riferirsi ad un range di valori. In questa ottica è in realtà spesso necessario utilizzare un intervallo di oscillazione più ampio di quello segnalato in letteratura, a causa della diffi-coltà pratica di mantenere il paziente in limiti così ristretti e rigidi, quali quelli forniti dagli studi pubblicati.

Si possono così identificare due fasce di anticoagulazione in base al rischio tromboembolico del singolo paziente: una a bassa intensità, con un range variabile tra 2 e 3,5 (cercando di non far scendere l’INR al di sotto di 2) e una ad alta intensità, tra 3 e 4,5.

Tali considerazioni rappresentano a nostro avviso delle note pratiche importanti nella gestione quotidiana del malato, ricor-dando che l’obiettivo di una TAO ben condotta è di mantene-re il paziente in range terapeutico per almeno il 70% del tempo.

QUANDO È CONTROINDICATA LA TAO

Per ottenere la massima efficacia e sicurezza per la TAO occorrono:
1) laboratorio affidabile,
2) medico esperto,
3) paziente collaborante.

1 Controindicazioni assolute

Nelle seguenti circostanze (Tabella 1) il trattamento anticoagulante orale non deve essere adottato in nessun caso.

Gravidanza

Gli anticoagulanti orali non devono assolutamente essere somministrati durante il primo trimestre di gravidanza, per le note malformazioni fetali che possono indurre, e nelle ultime 4-6 settimane, per il rischio emorragico nel neonato dovuto al fatto che l’anticoagulante attraversa la placenta (vedi § 10.2).

Recente emorragia maggiore, specie se a rischio vitale

In caso di insorgenza di emorragia maggiore (vedi classificazione in Tabella 8; § 7.9), specie se essa può generare un rischio per la vita, è opportuno non somministrare la TAO per un adeguato periodo (almeno 1 mese).

Tabella 1 – Controindicazioni assolute

Gravidanza 1° trimestre e ultime settimane di gravidanza (vedi §
10.2).
Emorragia maggiore entro 1 mese dall’insorgenza dell’evento,specie se a
rischio vitale.

2 Condizioni a rischio particolarmente elevato di complicanze

Come si deduce dalle Tabelle 2 e 3 vi sono numerose condi-zioni, sia di carattere generale che per presenza di specifiche patologie, nelle quali la TAO deve essere considerata come un trattamento ad alto rischio, da prendere in considerazione nel-l’ambito di una valutazione comparata rispetto ad altri possi-bili trattamenti (se disponibili) e dopo aver adeguatamente valutato lo specifico prevedibile rapporto rischi-benefici.

Vista l’importanza del problema esaminiamo nuovamente le situazioni più rilevanti.

 

Tabella 2 – Controindicazioni maggiori

Noncompliance del paziente

Emorragie gastrointestinali/ ulcera peptica attiva

Ipertensione arteriosa non controllata

Gravidanza (escluso periodo di controindicazione assoluta)

Alcolismo grave

Grave insufficienza epatica

Malformazioni vascolari che possono causare significative emorragie

Coagulopatie

Recenti interventi chirurgici o traumi occhio o sistema nervoso centrale

Gravi emorragie in terapia anticoagulante

Grave patologia neoplastica

Tabella 3 – Altre condizioni a rischio di complicanze

Generali malattie psichiatriche
paziente poco collaborante
alcoolismo
Malattie endocardite batterica
cardiovascolari pericardite
insufficienza cardiaca grave
Malattie renali insufficienza renale grave
biopsia renale recente
Malattie recente accidente cerebrale di natura non embolica
neurologiche aneurismi cerebrali
arteriosclerosi avanzata
Malattie varici esofagee
gastrointestinali ernia iatale
diverticolosi del colon
Malattie epatiche malattie biliari
biopsia epatica recente
Malattie preesistenti difetti dell’emostasi
ematologiche piastrinopenia
piastrinopatia
Miscellanea puntura lombare
iniezioni arteriose
età avanzata (>80 anni)
ipertensione arteriosa controllata
emorroidi severe
malnutrizione
steatorrea
diete per calo ponderale
tireotossicosi
mixedema
meno-metrorragie
retinopatia
malattie infiammatorie itnestinali

Condizioni generali

Abbiamo già sottolineato l’importanza della collaborazione da parte del paziente per una buona condotta terapeutica. È da considerare grave fattore di rischio la presenza di malattie psi-chiatriche gravi, di demenza senile o di altre condizioni che comportino comunque una mancata o irregolare collaborazio-ne da parte del paziente. Se tuttavia il paziente può avere un supporto familiare o sociale che supplisca alla sua carenza, tali condizioni non devono essere ritenute controindicazioni. Solo in parte simile è la presenza di alcoolismo cronico. Infatti, se un supporto familiare o sociale può essere di aiuto, va comun-que tenuto presente che tale condizione si associa spesso a danno epatico, piastrinopenia e/o piastrinopatia ed ad aumen-tato rischio emorragico cerebrale, che può essere ulteriormen-te aggravato dalla TAO.

L’età avanzata, come sopra accennato, costituisce un fattore di rischio emorragico importante, ma al tempo stesso coincide spesso con l’epoca di insorgenza di un aumentato rischio trom-boembolico legato a malattie cardiovascolari (vedi ad esempio la fibrillazione atriale non reumatica). Laddove la TAO sia indicata si valuterà attentamente il rapporto rischio/beneficio.

Malattie cardiovascolari

L’ipertensione grave rappresenta un fattore di rischio emorra-gico importante per il paziente in TAO. Si ritiene però che il paziente iperteso, specie se affetto da ipertensione moderata, possa essere sottoposto alla TAO qualora esistano le indicazio-ni, purché venga effettuato un adeguato controllo farmacolo-gico dei valori pressori.

Altri classici fattori di rischio sono rappresentati dalla endocardite batterica (rischio di disseminazione di emboli settici), dalla pericardite (rischio di emopericardio), dall’insufficienza cardiaca grave (rischio emorragico grave per alterato metabolismo degli anticoagulanti).

Malattie renali

L’insufficienza renale grave rappresenta una condizione a rischio emorragico elevato conseguente all’alterato metaboli-smo dell’anticoagulante orale. In caso di esecuzione di biopsia renale è inoltre necessario evitare di instaurare la TAO nelle due settimane successive per il rischio di emoperitoneo.

Malattie neurologiche

Le condizioni illustrate nella Tabella 3 sono ad alto rischio di complicanze. Va ricordato che esiste nell’anziano un maggior rischio di emorragie cerebrali per alterazioni del metabolismo dei farmaci e probabilmente per alterazioni degenerative dei vasi cerebrali. Questo rende necessaria un’attenta sorveglianza clinica, ma non costituisce di per sé una controindicazione.

Malattie gastro-intestinali

La rettocolite ulcero-emorragica e l’ulcera gastro-duodenale attiva (da accertarsi con endoscopia o radiografia dello stomaco-duodeno) sono note e classiche controindicazioni.

Le varici esofagee, l’ernia iatale e la diverticolosi del colon sono risultate da AA francesi tra le cause più frequenti di emorragie gastroenteriche dopo l’ulcera gastroduodenale. In assenza di lesioni sanguinanti, l’ernia iatale e la diverticolosi del colon sono peraltro da considerarsi controindicazioni relative, per le quali si deve considerare nel singolo paziente il rapporto rischio/beneficio.

Situazioni di malnutrizione, malattie biliari, steatorrea (scarso apporto e malassorbimento di vitamina K) e diete ipocaloriche, possono alterare l’equilibrio tra il metabolismo della vitamina K e quello degli anticoagulanti orali (antivitamina K).

Malattie epatiche

L’insufficienza epatica grave e l’ittero colestatico aumentano il rischio emorragico per l’alterato metabolismo dell’anticoagulante.

La TAO però è praticata in soggetti con trombosi della vena porta e delle vene sovraepatiche. In un paziente sottoposto a biopsia epatica è necessario attendere due settimane prima di instaurare una TAO, dato l’elevato rischio di emoperitoneo.

Malattie ematologiche

Diverse malattie dell’emostasi sono ovvie controindicazioni alla TAO. In particolare i soggetti con piastrinopenia severa o piastrinopatia, sono ad alto rischio emorragico. Una particola-re piastrinopatia è quella indotta da farmaci antipiastrinici. È opportuno ricordare che, laddove non prevista dal protocollo terapeutico, l’associazione di farmaci antipiastrinici alla TAO è da evitare.

Miscellanea

Alcune manovre invasive come la puntura lombare (rischio di emorragia intramidollare) e l’incannulamento di arterie (p. es. per effettuare cateterismo cardiaco) possono essere estrema-mente pericolose, anche per la profondità dell’accesso vascola-re. In caso di necessità di eseguire tali manovre in pazienti già in TAO, si consiglia di ridurre la TAO e utilizzare come acces-so arterie visibili (arterie radiali anziché femorali) per la mag-giore facilità di compressione manuale esterna a scopo emosta-tico.

Anche le iniezioni intramuscolari vanno evitate. Per le vaccinazioni (p. es. antiinfluenzale, antiepatite) è consigliabile praticare iniezioni sottocutanee o nella massa muscolare comprimibile e controllabile a vista, come il muscolo deltoide.

Alcune situazioni cliniche che costituiscono controindicazioni relative alla TAO, possono essere risolte con interventi chirur-gici locali (emorroidectomia in pazienti con emorroidi gravi; isterectomia in pazienti con meno-metrorragie incontrollabili ed anemizzanti, valutando il rapporto rischio/beneficio nella singola paziente).

Anche la tireotossicosi ed il mixedema possono alterare il metabolismo degli anticoagulanti orali. Le retinopatie e le malattie infiammatorie intestinali nelle quali non siano in corso emorragie, costituiscono controindicazioni relative. È ovvio che la TAO in tali situazioni comporta la necessità di una sor-veglianza clinica particolarmente accurata e va riservata a con-dizioni ad elevato rischio tromboembolico. Anche in pazienti con recente intervento chirurgico e con insufficienza cardiaca, renale e epatica moderata è necessaria un’attenta valutazione del rapporto rischio/beneficio.

IL CONSENSO E LA COLLABORAZIONE DEL PAZIENTE

1 Valutazione preliminare dei pazienti da sottoporre alla TAO

Prima di iniziare la TAO in un paziente è opportuno che sia seguita una procedura standard al fine di: a) escludere la presenza di controindicazioni maggiori e valu

tare le minori; b) definire il motivo principale che porta al trattamento anti-coagulante (ed eventuali altri motivi accessori); c) definire il range terapeutico voluto, idoneo sia rispetto alla

causa principale del trattamento che alle condizioni gene

rali del paziente; d) stabilire la durata prevista del trattamento; e) chiarire come e da chi sarà controllato ambulatoriamente il

paziente in TAO.

2 Anamnesi e visita generale

I pazienti che devono essere valutati per TAO sono general-mente ben noti al proprio medico. Nonostante ciò è opportu-no riesaminare le condizioni cliniche generali del paziente e valutare il grado di cooperazione del paziente e la possibile presenza di condizioni che ne riducano od escludano l’affida-bilità (deficit mentale, gravi psicosi, alcolismo, tossicodipen-denza ecc.). Bisogna infatti considerare che per un adeguato trattamento occorre una completa e consapevole collaborazio-ne da parte del paziente, oppure la collaborazione da parte di familiari/conoscenti disponibili ad accudire il paziente stesso. La mancanza di entrambe queste condizioni è da considerare una controindicazione maggiore al trattamento.

È ovviamente necessaria una particolare attenzione per identi-ficare la presenza di controindicazioni assolute (rare, vedi § 4.1) e valutare l’entità di possibili controindicazioni relative (§ 4.2). Una tendenza emorragica sarà considerata una controin-dicazione assoluta o relativa a seconda della sua gravità. Da valutare le seguenti controindicazioni: gravidanza (§ 10.2), ipertensione arteriosa severa, endocarditi batteriche subacute, pregressi problemi emorragici cerebrali, traumi recenti del sistema nervoso centrale, uremia, gravi malattie epatiche, stea-torrea, ulcera peptica in fase attiva, ernia iatale, sanguinamen-to in atto nel tratto genito-urinario, gastrointestinale, respira-torio. Nel caso in cui le controindicazioni non abbiano un valore assoluto si valuterà il rapporto tra i rischi possibili e i benefici attesi.

L’età avanzata è stata da alcuni indicata come una controindi-cazione (per lo meno relativa) al trattamento, tuttavia in meri-to non vi è uniformità di vedute. La maggioranza degli studi hanno confermato una maggiore incidenza di complicanze emorragiche, sia maggiori sia minori, in relazione con l’età più avanzata. È opportuno pertanto che prima di iniziare il tratta-mento in un paziente anziano (>75 anni) siano esaminati in dettaglio tutti gli eventuali fattori di rischio personali per com-parsa di emorragie, quali: pregressi eventi emorragici, ulcera peptica, pregressi eventi vascolari cerebrali, ipertensione arte-riosa non controllata (specie sistolica), ridotta capacità d’atten-zione e/o presenza di altre condizioni che riducano la com-pliance (in assenza di familiari che accudiscano adeguatamente il paziente), alcoolismo cronico, cadute frequenti, uso di FANS, impossibilità di adeguato follow-up. Le ragioni per cui le persone molto anziane sono più soggette al rischio emorra-gico durante TAO sono probabilmente numerose; tra queste ricordiamo: una maggior tendenza ad avere reazioni avverse da farmaci; un più marcato effetto dell’anticoagulante, di cui generalmente occorrono dosi più basse; l’alta incidenza di comorbilità, con conseguenti frequenti associazioni farmacolo-giche spesso interagenti con la TAO; una ridotta compliance e infine la ben nota maggiore fragilità vascolare.

Durante la visita bisogna verificare la possibilità d’interazioni tra anticoagulanti e terapia in corso o comunque di associazio-ni che aumentino l’incidenza di emorragie (concomitante assunzione di FANS e TAO specie nella popolazione anziana).

3 Esami di laboratorio preliminari

Prima di iniziare la TAO va raccomandato di valutare (se disponibili) o far eseguire i seguenti accertamenti:

  • test coagulativi di base (PT, APTT);

  • esame emocromocitometrico completo con piastrine e sideremia (per accertare una eventuale condizione di anemia microcitica sideropenica);

  • transaminasi, gamma-GT, bilirubina, colinesterasi (come valutazione della funzionalità epatica);

  • creatinina, glicemia, uricemia, colesterolo, trigliceridi;

  • test di gravidanza in tutte le donne in età fertile.

4 Colloquio con il paziente al momento di iniziare la TAO

È indispensabile che il medico abbia un colloquio con il paziente prima che inizi la TAO, al fine di fornirgli informa-zioni importanti e chiarire in modo articolato e comprensibile gli aspetti più rilevanti della condotta della TAO. In particola-re devono essere illustrate le finalità generali del trattamento con farmaci anticoagulanti, il loro meccanismo d’azione e i rischi connessi con tale terapia, distinguendo a questo propo-sito tra la possibile comparsa di emorragie minori (epistassi, menorragia, ematuria, emorragia gengivale ecc.) e di quelle maggiori, che richiedono un immediato intervento medico. Deve essere spiegato che la dose del farmaco (che deve essere assunta in unica somministrazione il pomeriggio o la sera prima di coricarsi, purché lontano dai pasti) può cambiare di volta in volta e che i controlli periodici del PT vengono eseguiti proprio allo scopo di regolare la dose da assumere in base all’effetto ottenuto. Pur potendo variare i tempi del controllo, può essere utile indicare un periodo massimo da non superare comunque mai (p. es. 3-4 settimane). Occorre illustrare il modulo di risposta che viene fornito ai pazienti, contenente il risultato del controllo del PT (espresso in INR) e la prescrizio-ne terapeutica giornaliera, specificando quali sono i valori di INR desiderati come range terapeutico nel caso del paziente stesso. È importante raccomandare ai pazienti di non assume-re acido acetilsalicilico o altri farmaci antiaggreganti, salvo spe-cifica indicazione da parte di un medico, e comunque di avver-tire sempre il medico circa eventuali cambiamenti del tratta-mento farmacologico complessivo. È utile inoltre che il pazien-te avverta sempre il farmacista dell’uso di anticoagulanti orali ogni volta acquista farmaci da banco. L’uso di iniezioni intra-muscolari, soprattutto con volumi elevati, andrebbe evitato. Può essere anche utile indicare al malato quali farmaci può uti-lizzare come analgesici e antipiretici al bisogno. Per quanto riguarda la dieta non sono necessarie restrizioni particolari, ma è importante raccomandare abitudini alimentari costanti, evi-tando accuratamente eccessi per quanto riguarda l’assunzione sia di cibo sia di bevande alcoliche che possono essere assunte ma con moderazione. Bisogna ricordare di evitare di consuma-re grandi quantità di alimenti ricchi in vitamina K, quali ver-dure, broccoli, uova ecc... Le pazienti in età fertile devo-no essere informate circa il rischio teratogeno che la TAO comporta, specie nelle fasi iniziali della gravidanza. Si deve racco-mandare loro di informare preventivamente il medico circa una volontà di gravidanza e comunque di comunicare imme-diatamente un eventuale inizio di gravidanza, o anche solo un ritardo del ciclo mestruale (i problemi legati alla gravidanza sono esaminati in dettaglio nel § 10.2). Vanno sconsigliati sport ad elevato rischio di trauma.

Durante il colloquio iniziale deve essere fornito al paziente il libretto educazionale appositamente preparato e distribuito dall’AIPA e dalla FCSA (alle quali rivolgersi per fornitura): Vademecum del Paziente Anticoagulato, con il consiglio di leg-gerlo a domicilio e di chiedere spiegazioni in occasione del suc-cessivo controllo in caso di dubbi o difficoltà di comprensione. Ogni paziente deve portare sempre con sé un cartellino (da conservare tra i documenti personali) che indica chiaramente l’uso di anticoagulanti orali. Può essere anche utile consegnare una sintesi dei consigli. Disponendo di un computer è possibi-le stampare il testo volta per volta. Un esempio è riportato nella pagina seguente.

Numerosi dati indicano che i pazienti anticoagulati non sono sufficientemente informati sulle potenziali complicazioni e sui rischi legati alla terapia. Si registra comunque un divario note-vole tra le informazioni che vengono date ai pazienti e quello che essi ritengono di conoscere sulla terapia anticoagulante. Risulta inoltre che i medici non forniscono sufficienti informa-zioni e raccomandazioni ai pazienti e che i pazienti a loro volta non sono in grado di comprendere e di utilizzare i consigli rice-vuti.

L’educazione sanitaria del paziente anticoagulato risulta molto importante sia per la percezione della qualità della vita, sia per la compliance nei riguardi del trattamento anticoagulante.

È evidente che l’obiettivo di informare ed educare il paziente secondo i criteri sopra riportati è raggiungibile solo nel corso di più incontri con un rinforzo costante dei messaggi e necessita di una periodica verifica per accertarsi della reale comprensione da parte del paziente e dei famigiari.

In modo schematico ci sembra opportuno ricordare che inizialmente ci si deve accertare soprattutto della comprensione di:

PER IL PAZIENTE CHE UTILIZZA ANTICOAGULANTI ORALI

PUNTI IMPORTANTI

  1. In caso di dubbio non esitate mai a chiedere!

  2. Portate sempre con voi, tra i documenti, un cartellino che indichi chia-ramente che utilizzate anticoagulanti orali.

  3. Non assumete farmaci (anche d’erboristeria) senza aver prima parlato col medico o col farmacista, ricordando che utilizzate gli anticoagulanti. Evitate iniezioni intramuscolari.

  4. Assumete l’anticoagulante orale sempre alla stessa ora (circa un’ora prima di cena o circa 3 ore dopo cena).

  5. Adottate un sistema certo per non confondervi nell’assunzione del far-maco (ad esempio segnare sul calendario la dose da assumere nei giorni successivi e spuntare subito dopo aver preso il farmaco). Potete scegliere il sistema a voi più comodo, ma deve essere sicuro!

  6. Rispettate sempre i tempi prescritti tra un controllo e l’altro (se “saltate” i controlli il rischio di problemi aumenta).

  7. Seguite la dieta che preferite, ma siate costanti nell’uso dei cibi riportati nella successiva tabella.

  8. Evitate sport o attività rischiose per traumi o ferite.

  9. In caso di piccoli sanguinamenti applicare una forte pressione con fazzoletto o garza puliti in modo da fermare o ridurre l’emorragia (se san-guinamento nasale comprimere con forza con due dita la punta del naso per almeno 3-4 minuti d’orologio e poi attendere prima di risoffiarsi il naso). Se il sanguinamento sembra importante recarsi in pronto soccor-so; se il sanguinamento persiste senza essere importante contattare il medico o recarsi in pronto soccorso; se il sanguinamento si arresta con facilità comunicare il fatto comunque, senza urgenza, al medico.

  10. Avvisare il medico in caso di: a) urine molto scure o rossastre, b) feci nerastre, c) comparsa di “disturbi di stomaco” non presenti in precedenza, d) mestruazioni chiaramente più abbondanti del solito.

DIETA Il paziente deve assumere una dieta priva di notevoli variazioni nel contenuto di vit. K; in caso di modifiche importanti delle abitudini alimentari (es. divenire vegetariano) è necessario avvertire in anticipo il medico.

Da evitare prezzemolo (consentito solo come “ornamento”),
verze
Attenzione per broccoli, cavoletti, cavolo cappuccio, spinaci,
variazioni >100 gr cime di rapa, germogli, lattuga
Attenzione per asparagi, avocado, piselli, lenticchie, semi di soia,
notevoli variazioni altra insalata verde, fegato

GESTIONE DELLA TAO

1 Aspetti organizzativi in Medicina Generale

Le modalità particolari di lavoro della medicina generale

impongono alcune brevi considerazioni. La semplice scelta del dosaggio anticoagulante a seconda dell’INR non rappresenta che la minima (e la più semplice) parte dell’attività richiesta. Indispensabile è l’organizzazione che garantisca al paziente le condizioni per una buona qualità della sorveglianza, secondo i criteri riportati nei paragrafi suc-cessivi. È quindi indispensabile che il medico valuti e pro-grammi il carico di lavoro rappresentato da ciascun paziente, disponga di adeguati spazi di tempo per i colloqui iniziali e registri in modo preciso e costante tutti i dati indispensabili, utilizzando possibilmente un database che consenta una verifi-ca di qualità (§ 6.7). È necessario che il paziente possa rivol-gersi ad un sanitario competente in caso di necessità: ciascun medico, valutando la realtà locale ed il suo stile di lavoro dovrà dare comunque indicazioni precise al paziente affinché, in caso di necessità, possa trovare sempre un collega affidabile. In pra-tica può essere opportuno informarsi sulle strutture disponibi-li in zona, prendendo, se necessario, contatti diretti per con-cordare le procedure da riferire poi al paziente. Ovviamente il paziente deve essere in grado di fornire tutte le informazioni utili e per questo motivo deve essere sempre in grado di pro-durre la documentazione necessaria. In questo senso può anche essere sufficiente informare il malato di portare con sé gli ultimi 4-5 valori di INR con i dosaggi dell’anticoagulante, gli altri farmaci che dovesse utilizzare al momento e la docu-mentazione inerente alle principali patologie. Un problema particolare può essere rappresentato dai periodi di sostituzio-ne. A meno che siano molto brevi è importante che il sostituto dia adeguate garanzie per la gestione della TAO.

2 Principi generali della TAO

Scopo fondamentale di questa terapia è quello di deprimere, in modo controllato e reversibile, la coagulabilità del sangue per ottenere la massima protezione possibile dagli incidenti trom-boembolici con il minimo rischio di emorragie. Tale grado di anticoagulazione, che varia a seconda delle differenti condizio-ni morbose, viene definito “range terapeutico”.

Per ottimizzare l’efficacia e la sicurezza degli anticoagulanti orali occorre che i pazienti siano periodicamente controllati, sia dal punto di vista laboratoristico (effetto biologico del farmaco) sia clinico.

3 Meccanismo d’azione degli anticoagulanti orali (AO)

Gli AO sono composti a basso peso molecolare, derivati dalla cumarina (dicumarolo,) rapidamente e facilmente assorbiti se somministrati per via orale. Nel sangue si legano alle proteine (albumina) per il 97-99%, cosicché soltanto una piccola fra-zione di tutta la sostanza (quella libera in equilibrio dinamico con quella legata) è farmacologicamente attiva. La loro emivi-ta plasmatica e, di conseguenza, la loro durata di azione varia in rapporto al tipo di farmaco e alla dose somministrata. Il metabolismo degli anticoagulanti orali avviene quasi totalmen-te nel fegato, mentre i loro metaboliti vengono escreti nelle urine e nelle feci.

Questi farmaci agiscono bloccando, negli epatociti, la riduzio-ne della Vitamina K-epossido a Vitamina K, mediante inibizio-ne competitiva dell’enzima epossido-reduttasi. In questo modo viene impedita la gamma-carbossilazione dei fattori II, VII, IX, X, già sintetizzati dalle cellule epatiche, carbossilazione che è indispensabile per la loro attività biologica. Tale effetto è pro-porzionale alla dose di farmaco assunta, a parità di molte altre condizioni biologiche e cliniche.

4 Farmaci anticoagulanti orali attualmente disponibili in Italia: caratteristiche e loro scelta

I derivati dicumarolici dotati di attività anticoagulante dispo-nibili al momento in Italia sono: a) warfarina sodica [3-(α-ace-tonilbenzil)-4-idrossicumarina], (COUMADIN® C r i n o s Industria Farmacobiologica SpA, Como, compresse da 5 mg); b) acenocumarolo [3-(α- a c e t o n i l - p - n i t r o b e n z i l ) - 4 - i d r o s s i c u-marina], [SINTROM® Ciba-Geigy SpA, Saronno (VA)], compresse da 4 mg e, dal giugno 1995, compresse da 1 mg.

Entrambi sono rapidamente assorbiti nel tratto gastrointestinale e raggiungono il picco di concentrazione plasmatica in 90 minuti, circolando legati all’albumina. Si concentrano nel fegato, ove vengono metabolizzati seguendo vie differenti e vengono escreti con la bile o con le urine.

I due farmaci (al di là delle diverse preparazioni farmaceutiche, 5 mg, 1 e 4 mg) si differenziano essenzialmente per la diversa emivita biologica. La warfarina è prodotta come miscela race-mica di due isomeri ottici, levo- e destrogiro. Entrambe le forme sono rapidamente assorbite, ma sono dotate di emivita plasmatica abbastanza diversa, 46 ore per l’isomero destrogiro, 32 ore per l’isomero levogiro, farmacologicamente più potente. L’acenocumarolo, invece, presenta una emivita valutata in circa 12 ore, decisamente più breve di ciascuna delle forme della warfarina. È stato dimostrato che tale caratteristica deter-mina una fluttuazione dei livelli plasmatici del Fattore VII nel corso dell’assunzione di acenocumarolo somministrato ogni 24 ore.

Sulla base di tali peculiarità (farmacologiche e di formulazione) è possibile esprimere un criterio che informi la scelta dell’anti-coagulante orale: la warfarina per la sua emivita più lunga ha un effetto più stabile sull’inibizione della sintesi dei fattori Vitamina K-dipendenti ed è il farmaco di prima scelta nei trat-tamenti di lunga durata con una unica somministrazione quo-tidiana. L’acenocumarolo invece presenta il vantaggio di una reversibilità dell’effetto anticoagulante teoricamente più rapi-da, che può risultare utile in caso di emorragia da sovradosag-gio, e dall’altra della disponibilità in diverse preparazioni com-merciali. La preparazione da 1 mg può aumentare la complian-ce dei pazienti che presentino difficoltà nella manipolazione del farmaco in frazioni di compressa (anziani, disabili, non vedenti ecc.).

6.5 Inizio della TAO:dose di induzione, orario, e modalità di assunzione

La TAO può essere cominciata con una dose di mantenimento

(p. es. 5 mg di warfarina) o con una moderata dose di carico, che sia approssimativamente il doppio della dose media di mantenimento.

Se la necessità di iniziare la TAO non è urgente (p. es. fibrilla-zione atriale cronica stabile), il trattamento può essere iniziato con una dose di 5 mg al giorno di warfarina; questo dosaggio consente il raggiungimento di una anticoagulazione stabile in 5-7 giorni.e quindi il primo controllo dell’INR può essere pro-grammato il 5° giorno. Nel caso il paziente sia molto anziano o, comunque, a rischio emorragico, può essere prudente ini-ziare con dosaggi anche più bassi (1,25 o 2,5 mg) in assenza di urgenza. In questa situazione è opportuno ricordare che in quinta giornata il livello stabile di anticoagulazione potrebbe non essere ancora raggiunto. Nel caso quindi si sia lievemente al di sotto del range desiderato può essere opportuno non modificare la dose di farmaco, ma ripetere il controllo dopo 3-4 giorni. Al contrario, se si è ai limiti superiori o lievemente oltre il livello desiderato, si può considerare una riduzione del dosaggio ed un controllo a 5-6 giorni.

Se l’effetto antitrombotico è più urgente (p. es. cardiopatie ad alto rischio di embolizzazione), la warfarina può essere iniziata al dosaggio di 10 mg al giorno per i primi due giorni e di 5 mg nei due giorni successivi, con controllo dell’INR dopo 4 giorni e poi ogni 4-7 giorni fino a raggiungere e mantenere un valore nel range terapeutico.

L’assunzione va effettuata in unica somministrazione, sempre alla stessa ora del giorno, possibilmente lontano dai pasti nel pomeriggio o alla sera, possibilmente in un’orario che consenta di modificare il dosaggio quando venga comunicato il risultato del controllo dell’INR.

6 Il controllo di laboratorio della TAO:il tempo di protrombina

Fattori di variabilità e standardizzazione del PT

Numerose sono le variabili preanalitiche ed analitiche che influenzano il PT e che rendono problematica la comparabili-tà dei risultati prodotti in laboratori diversi, ma anche quelli prodotti nello stesso laboratorio in giorni diversi. Poiché il dosaggio del farmaco anticoagulante si basa esclusivamente sul risultato del test, è evidente quanto sia importante la standar-dizzazione delle procedure preanalitiche ed analitiche.

Variabili preanalitiche

Il medico è dirattamente interessato solo quando esegua personalmente il prelievo, ma può essere importante conoscere il problema per valutare eventuali risultati inattesi monitorando l’INR.

Il sangue deve essere ottenuto da puntura venosa netta, con minima stasi, allo scopo di evitare la contaminazione con sostanze tissutali che attiverebbero precocemente ed in maniera incontrollata la coagulazione. La raccolta e successiva conservazione del sangue deve sempre essere effettuata con mate

30 riale non contattante (siringhe e provette di plastica o vetro accuratamente siliconato). L’uso di sistemi a vuoto per l’esecu-zione del prelievo, oltre che consentito, dovrebbe essere inco-raggiato perché permette una più efficace standardizzazione di questa importante fase preanalitica. Anticoagulante e sangue devono essere miscelati rapidamente, in rapporto costante 1:9. Poiché l’anticoagulante resta confinato alla fase plasmatica, la sua concentrazione dipenderà dall’ematocrito del paziente in esame (più alto è l’ematocrito, maggiore è la concentrazione del citrato nel plasma e viceversa). Plasmi ipercitratati portano a tempi di coagulazione proporzionalmente più lunghi e vice-versa. In teoria, sarebbe importante procedere ad un aggiusta-mento della proporzione fra sangue ed anticoagulante in tutti quei casi in cui si dovessero riscontrare deviazioni dell’emato-crito dalla normalità. In pratica, ci si può limitare a correggere la quantità di anticoagulante (esistono allo scopo apposite tabelle o formule) a valori estremi di ematocrito (p. es. inferio-ri a 30% e superiori a 60%). Maggiori e più pericolose devia-zioni dal corretto rapporto si ottengono molto spesso con l’uso improprio dei sistemi a vuoto: p. es. eccessiva fretta nell’ese-guire il prelievo, o provetta difettosa con vuoto insufficiente. Subito dopo il prelievo il sangue deve essere centrifugato (2.000×g, corrispondenti a circa 3.500-4.000 rpm con le comu-ni centrifughe da banco) e il plasma conservato a temperatura ambiente per un massimo di 3-4 ore. Bisogna evitare di con-servare il plasma a temperature inferiori a quella ambiente, pena la probabile attivazione del fattore VII, con conseguente accorciamento del tempo di coagulazione. Se conservato per lungo tempo, il plasma deve essere mantenuto in provetta accuratamente tappata, ad evitare l’eccessiva perdita di CO2 con variazioni significative del pH.

Variabili analitiche

Non sono d’interesse diretto del medico. È indispensabile che il laboratorio di riferimento esegua controlli di qualità periodi-camente.. Si ricorda che questi controlli sono un prerequisito indispensabile per l'ammissione di un Centro alla FCSA

7 Il controllo di qualità clinica della TAO

Sin dal 1948 Wright e coll., fra i primi ad utilizzare la TAO nella prevenzione delle tromboembolie, concludevano: «Non basta affermare che ad un paziente sono stati somministrati farmaci anticoagulanti. Le domande alle quali bisogna dare risposta sono: in che quantità, per quanto tempo, quali livelli di efficacia sono stati ottenuti, quanto a lungo tali livelli sono stati mantenuti. Queste informazioni sono necessarie per sta-bilire se un insuccesso è stato provocato dalla terapia di per se stessa o se la responsabilità ricade su coloro che la sommini-strano.»

La valutazione di efficacia della TAO può avvenire attraverso la registrazione della incidenza delle complicanze emorragiche

o trombotiche (qualità clinica) e attraverso l’analisi del tempo trascorso da ciascun paziente entro i limiti terapeutici prefissati (qualità del trattamento).

L’analisi della qualità del trattamento si è potuta eseguire in modo corretto e comparabile fra diversi Centri per la Sorveglianza della TAO (CSA), solo dopo la standardizzazione del modo di misurare il livello di anticoagulazione, con l’intro-duzione del sistema ISI/INR. Questo sistema (per maggiori approfondimenti si rimanda ad apposite pubblicazioni), tra gli altri vantaggi ha permesso di assegnare livelli terapeutici speci-fici per diverse patologie, consentendo di valutare obiettiva-mente il grado di anticoagulazione raggiunto rispetto agli obiettivi prefissati.

Recenti studi condotti per valutare l’efficacia della TAO nella prevenzione del tromboembolismo in pazienti sopravvissuti all’infarto del miocardio hanno dimostrato che i risultati posi-tivi ottenuti erano correlati con l’adeguatezza della TAO (il livello di efficacia venne stimato intorno al 65-70% di control-li entro il range terapeutico).

L’analisi della qualità del trattamento dovrebbe essere applica-ta anche nella pratica quotidiana da chiunque sia responsabile della TAO, in quanto solo mediante opportune analisi statisti-che sui valori di anticoagulazione raggiunti nei pazienti è pos-sibile verificare ed eventualmente correggere disfunzioni del trattamento

Il miglioramento della qualità del trattamento non ha solo un valore puramente statistico, ma può avere implicazioni cliniche importanti. Migliorando l’adeguatezza della TAO si ottiene un netto miglioramento della qualità clinica, con riduzione importante delle complicanze tromboemboliche.

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