Negli studi per valutare la capacità di Antaxone di bloccare i recettori degli oppiacei si sono rilevate alterazioni della funzionalità epatica e linfocitosi: queste anomalie sono frequenti nelle popolazioni di alcolisti e di drogati che assumono la sostanza oppiacea per via parenterale ed erano comunque presenti agli esami di laboratorio in buona parte dei pazienti già all'inizio del trattamento.
Alcuni studi clinici che prevedevano la somministrazione di naltrexone a dosi cinque volte superiori (fino a 300 mg al giorno) a quelle raccomandate per bloccare i recettori degli oppiacei, hanno evidenziato lesioni epatocellulari in buona parte dei pazienti sottoposti a tali dosi elevate.
Non esistono tuttavia prove che consentano di identificare Antaxone (somministrato a qualsiasi dose) come causa di specifici rilevanti effetti indesiderati in pazienti disintossicati. È invece essenziale sottolineare che Antaxone può precipitare, o aggravare, i segni e i sintomi di astinenza in ogni individuo non completamente disintossicato.
Inoltre nel corso degli studi clinici sono state riferite le seguenti reazioni avverse sia all'inizio della terapia che durante il periodo di somministrazione di naltrexone con un tasso diincidenza superiore al 10%: disturbi del sonno, ansietà, nervosismo, crampi/dolori addominali, nausea e/o vomito, astenia, dolori muscolari e alle articolazioni, cefalea.
I seguenti effetti collaterali si sono riscontrati conun'incidenza inferiore al 10%: inappetenza, diarrea, stipsi, sete eccessiva, irrequietezza, stato di prostrazione, irritabilità, vertigini, eritema, eiaculazione ritardata, diminuzione della potenza sessuale e brividi.
I seguenti fenomeni si sono verificati inmeno dell'1% dei soggetti trattati:
Respiratori: congestione nasale, prurito, rinorrea, starnuti, gola secca, muco in eccesso, sinusiti, respiro pesante, raucedine, tosse, respiro affannoso.
Cardiovascolari: epistassi, flebite, edema, aumento della pressione arteriosa, alterazioni non specifiche dell'ECG, palpitazioni, tachicardia.
Gastrointestinali: meteorismo, emorroidi, ulcera.
Muscolo-scheletrici: dolori alle spalle, alle gambe o alle ginocchia, tremori, contratture.
Genitourinari: aumentata frequenza o disturbi della minzione, aumento o diminuzione della libido.
Dermatologici: cute untuosa, acne, piede d'atleta, geloni, alopecia.
Psichiatrici: depressione, paranoia, affaticamento, agitazione, confusione, disorientamento, allucinazioni, incubi, brutti sogni.
Occhi e orecchie: visione offuscata, senso di bruciore agli occhi, fotofobia, gonfiore, dolorabilità, affaticabilità; orecchie "tappate", doloranti, tinnitus.
Generali: aumento dell'appetito, perdita di peso, aumento di peso, sbadigli, sonnolenza, febbre, secchezza delle fauci, testa "pesante", dolori inguinali, gonfiore ghiandolare, dolori "lateralizzati", estremità fredde, vampate di calore.
Esami di laboratorio: ad eccezione delle alterazioni nei tests di funzionalità epatica i risultati degli esami di laboratorio, così come i dati raccolti sulle reazioni indesiderate, non hanno evidenziato modelli di anomalie attribuibili al trattamento con naltrexone.
È stato riferito un caso di porpora idiopatica trombocitopenica in un paziente che era probabilmente diventato sensibile al naltrexone nel corso di un precedente trattamento. Il paziente è guarito senza alcun postumo dopo che è stata interrotta la somministrazione di naltrexone ed è stata instaurata una idonea terapia cortisonica.
Tossicodipendenza e abuso di droga: Antaxone è un antagonista puro degli oppiacei. Non induce dipendenza fisica o psicologica.
Non si conoscono casi di tolleranza all'effetto antagonista sugli oppiacei.
Antaxone (naltrexone cloridrato) è un antagonista puro degli oppiacei. È un composto di sintesi congenere dell'ossimorfone, ed è quindi, tecnicamente, un derivato della tebaina. Non ha tuttavia proprietà di agonista oppiaceo. La struttura del naltrexone si distingue da quella dell'ossimorfone in quanto il gruppo metilico sull'atomo di azoto è sostituito da un gruppo ciclopropilmetilico. Attenua considerevolmente, o blocca completamente in maniera reversibile, gli effetti soggettivi degli oppiacei somministrati per via endovenosa. In questo contesto il termine oppiaceo viene usato per descrivere 1) i classici agonisti morfinosimili 2) gli analgesici che possiedono un'attività agonista e antagonista (per esempio, butorfanolo, nalbufina e pentazocina). Se somministrato cronicamente in associazione con la morfina, il naltrexone blocca la dipendenza fisica da morfina e presumibilmente da altri oppiacei.
Il naltrexone non possiede praticamente altre azioni intrinseche oltre alle proprietà bloccanti nei confronti degli oppiacei. Provoca tuttavia una certa costrizione pupillare, attraverso un meccanismo che resta da chiarire.
La somministrazione di naltrexone non provoca fenomeni né di tolleranza né di dipendenza.
Nei soggetti fisicamente dipendenti dagli oppiacei, il naltrexone induce la sindrome di astinenza.
Gli studi clinici indicano che 50 mg di naltrexone cloridrato possono bloccare gli effetti farmacologici di 25 mg di eroina, somministrata per via endovenosa, per periodi anche di ventiquattr'ore. Altri dati sembrano indicare che raddoppiando la dose di naltrexone cloridrato si ottiene un blocco per 48 ore, e triplicando la dose di naltrexone cloridrato si ha un blocco per circa 72 ore.
Anche se il meccanismo d'azione non è ancora completamente chiarito, tutti i dati sembrano indicare che il naltrexone blocchi gli effetti degli oppiacei attraverso un legame competitivo (con meccanismo analogo alle inibizioni enzimaticocompetitive) a livello dei recettori degli oppiacei.
Di conseguenza il blocco prodotto è potenzialmente superabile.